Pagati per giocare. L'industria del divertimento interattivo
Pagati per giocare. Il titolo del libro in uscita della Multiplayer.it sembra un ossimoro (che poi è, ci spiega Wikipedia, una "figura retorica e consiste nell'accostamento di due termini in forte antitesi tra loro"), e fa il paio con brivido caldo, ghiaccio bollente e silenzio assordante. "Ti sei trovato un lavoro nei videogiochi? Vieni veramente pagato per giocare? Incredibile!".
Gli autori del libro, David S.J.Hodgson, Bryan Stratton, Alice Rush - due scrittori di videogiochi e una consulente del lavoro - spiegano che il titolo nasce proprio da questa battuta, raccolta nel corso delle tante interviste realizzate durante la loro carriera. E il libro racconta come per molti appassionati il sogno sia diventato realtà: si può ricevere un compenso per impegnarsi in qualcosa che altri pagano per fare.
E' il caso dei tanti videogiocatori che sono riusciti a fare il grande balzo e a passare dall'altra parte dello schermo e a far parte della grande industria del divertimento interattivo, che per volumi di fatturato (oltre 741 milioni di euro nel 2005 solo in Italia), si sta sempre più affermando come una realtà economica di primo piano: al suo interno sono presenti moltissime differenti professionalità indispensabili alla creazione del prodotto finale, dal game designer al programmatore, dal tecnico audio al giornalista videoludico, allo sviluppatore e molti altri. Un mercato lavorativo ativo e, in parte, finora inesplorato.
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