Google la vera vincitrice dell'edizione 2006 della classifica Top 100 Global brands
Coca-Cola e Microsoft si confermano, ma è Google la vera vincitrice dell'edizione 2006 della classifica Top 100 Global brands, redatta come ogni anno da Interbrand, che mette in fila il valore commerciale dei marchi più famosi al mondo.
La leader americana dei motori di ricerca fa un balzo di 14 posizioni rispetto al 2005, e si piazza al 24° posto, ma soprattutto vede accrescere il valore del proprio brand del 46%, per oltre 12 miliardi di dollari. «Google è forse il brand più globale che si possa concepire - ci spiega Manfredi Ricca, business director di Interbrand - e ha delle potenzialità ancora da definire, ma già da ora appare l'unico brand che possa sfidare il primato di Microsoft». Già quest'anno la società fondata da Bill Gates ha accusato qualche problema nella classifica interbrand, perdendo circa il 5% di valore del marchio: «Il leggero calo - spiega Ricca - è dovuto anche al ritardo nel lancio di Windows Vista, il nuovo sistema operativo di Windows, ma anche al fatto che nel settore dell'informatica sembra ormai profilarsi un cambio di business che potrebbe creare qualche problema a Microsoft». Sempre nel campo della tecnologia è buona la performance anche per Apple (+14%), che sfrutta l'effetto Ipod e le aspettative positive di sviluppo di Machintosh, E-Bay (+19%) e Yahoo (+15%). In picchita Intel che lascia sul terreno il 9 per cento. E l'Italia? Gli unici brand nella gaduatoria sono quelli del lusso: Gucci (46°), e poi Bulgari, Prada e Armani in fila dal 95° posto in giù, di Fiat, Barilla e Tods neanche l'ombra.«In questo classifica - commenta Ricca - l'Italia appare proprio come un paese che fa fatica ad andare oltre il lusso. Nell'elenco mancano società di produzione, di tecnologia... A bloccare l'accesso di altre aziende italiane nella classifica è soprattutto la dimensione e il fatto che per essere considerati almeno un terzo del fatturato deve essere realizzato all'estero». La Fiat in particolare è svantaggiata da un investimento nel brand cominciato troppo poco tempo fa per portare i suoi frutti; al contrario Bulgari e Armani hanno fatto grossi passi in avanti negli ultimi anni nella promozione del marchio grazie ad una strategia di diversificazione da quello che era il loro prodotto originario.
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